Il vetro nell'età del Ferro

testi a cura di Daniela Ferrari

Descrizione

Nel IX secolo a.C. si assiste a una ripresa della produzione di manufatti di vetro. Sede di questa ripresa fu l'area Vicino Orientale.

Le prime testimonianze provengono dalla Persia; altre testimonianze datate al IX-VIII a.C. secolo sono documentate in Fenicia e in Siria, dove sono stati rinvenuti placchette e pannelli in avorio intagliati e intarsiati con vetro fuso, utilizzati come ornamenti di arredi

In Egitto sembra che ci sia stata una stasi fino all'età ellenistica, quando nascerà il famoso centro artigianale di Alessandria.

Le produzioni del Mediterraneo orientale nel I millennio a.C.

La produzione di vasi su larga scala riprende durante l'VIII secolo a.C.; l'attività iniziale sembra essere stata concentrata nell'area mesopotamica e siro-palestinese.

La documentazione dei materiali è accompagnata, in quest'epoca, anche dalla testimonianza delle fonti letterarie: in siti archeologici dell'Assiria, dell'Anatolia, a Babilonia e soprattutto a Ninive (nella biblioteca di Assurbanipal - VII secolo a.C.) sono state trovate delle tavolette, redatte in testo cuneiforme, che trattano della preparazione di varie materie, tra cui il vetro.

I testi sul vetro sono di grande importanza perché dimostrano che le conoscenze sull'arte vetraria non erano state interamente dimenticate durante l'età oscura.

Una delle prime classi di vasi che deve essere stata reintrodotta al momento della ripresa fu quella dei vasi monocromi fusi probabilmente con la tecnica a cera persa, con le pareti molto spesse e quasi trasparenti, spesso di colore verde, le cui forme imitano i vasi in metallo e in pietra.

Le coppe, datate tra l'VIII e il VII secolo a.C., sono state rinvenute soprattutto in Assiria (foto 1); fuori dall'Asia sono abbastanza rare, ma sono da ricordare due esemplari ritrovati uno a Creta e l'altro in Italia, nella tomba Bernardini di Palestrina .
Vasi fusi di forma chiusa sono meno comuni; il più famoso è il cosiddetto Vaso Sargon, un balsamario cilindrico rastremato verso l'alto (alàbastron) trovato a Nimrud, che presenta il nome Sargon II e due leoni incisi sulla spalla.

Altri esemplari (alabastra, brocche) sono stati rinvenuti oltre che in Assiria, a Cipro, in Italia (foto 2) e in Spagna.
L'origine di queste coppe e vasi chiusi non è stata risolta con sicurezza, perché pochi sono gli esemplari rimasti e distribuiti ampiamente dal punto di vista geografico. Una delle aree di provenienza può essere stata l'Assiria, ma alcuni studiosi hanno ipotizzato anche un'origine fenicia.

Nell'VIII-VII secolo a.C. fu ripresa anche la produzione di intarsi e placchette lavorati a mosaico, sebbene su scala limitata.
Alla seconda metà dell'VIII secolo ricompaiono sempre in Mesopotamia vasi fusi su nucleo friabile. La forma prevalente è l'alabastron, decorato con linee a festoni o a zig-zag.
La produzione, datata tra l'VIII e il VII è definita 'mesopotamica' in base a principali luoghi di rinvenimento, anche se alcuni esemplari sono stati rinvenuti nel Mediterraneo orientale e centrale.
A partire dal VII secolo a.C. la produzione di vasi in vetro modellati su nucleo ha conosciuto un nuovo vigore grazie alla diffusione nel Mediterraneo di questi prodotti mesopotamici e grazie all'insediamento nell'isola di Rodi di produttori e artigiani provenienti dal Vicino Oriente. Gli studiosi hanno ipotizzato che questa industria abbia influenzato la successiva produzione dei vasetti 'mediterranei'.

Altri alabastra di VII secolo a.C., più sottili e con decorazioni disposte diversamente (foto 3), fanno pensare che in questo secolo si siano sviluppate altre industrie, ma la loro ampia diffusione rende difficile determinare la regione in cui sono stati prodotti, anche se è probabile che la produzione sia avvenuta nel Mediterraneo orientale.

Un'altra classe prodotta tra il VI e il IV secolo è quella dei tubetti per kohl (foto 4), contenitori per la polvere nera per il trucco degli occhi. Questi vasetti, realizzati con modellazione su verga, devono essere stati prodotti, a seconda delle varianti, nel Mediterraneo orientale, in Iraq e in Iran.

La produzione achemenide

Nel VII secolo a.C., a seguito della distruzione del regno assiro avvenuta nel 612, la produzione di intarsi a mosaico e dei vasi monocromi fusi perde importanza e scompare.
Alla tradizione assira si rifà la produzione vetraria achemenide di V-IV sec a.C. (Persia Occidentale) di raffinata fattura, realizzata con il metodo della cera persa e mediata dal repertorio formale metallico funzionale al consumo delle bevande.

Ricorrono forme eleganti, in vetro trasparente monocromo, solitamente incolore, con riflessi giallastri o verdastri, ornate da scanalature o elaborate decorazioni floreali schematizzate a intaglio, disposte radialmente sul fondo interno (tav. I). Si tratta per lo più di vasi potori ispirati a modelli di metallo prezioso: coppe semplici o lobate, phialai, phialai mesomphaloi (con protuberanza centrale) (foto 5) e bicchieri lobati (foto 6). Forme similari erano riprodotte anche in ossidiana, in vetro naturale di origine vulcanica (foto 7).

L'area di produzione si situa genericamente nella Persia occidentale, ma la circolazione di questi prodotti interessa il bacino del Mediterraneo, come attestano i rinvenimenti di Derveni (Macedonia), Vani (Rodi) e tocca anche la Libia (Aslaia), la Campania (Cuma) e l'Emilia Romagna (Ferrara) (foto 8).

La loro distribuzione viene a coincidere con l'orbita commerciale greca e macedone e resta problematica l'individuazione di aree produttive da collocarsi lungo la costa siriaca o nell'Egeo.

Nel V-IV secolo a.C. il vetro, nonostante una maggiore diffusione, continua ad essere considerato uno status symbol, come attestato da Aristofane negli Acarnesi del 425 a.C. (Acharn, 72-74) che accoppia...coppe d'oro e di vetro...

La diffusione degli oggetti ornamentali e d'uso in ambito occidentale

Anche l'Occidente del I millennio a.C. testimonia alcune produzioni vitree, collegate alle produzioni dei secoli precedenti o derivate dall'importazione delle nuove tecnologie vicino-orientali.

Le perle monocrome o decorate continuano ad essere prodotte e numerose sono le loro attestazioni. La cultura etrusca, ad esempio, ne ha restituite una grande quantità, montate a formare collane (foto 9) e bracciali o utilizzate per impreziosire fibule (foto 10-11) o stoffe. Generalmente legate al mondo femminile ed infantile, per alcuni studiosi dovevano avere anche una valenza magico-protettiva.

Tra le perle decorate spiccano quelle definite 'a occhi'. Le più antiche (IX-VII sec. a.C.), definite ad 'occhio semplice' hanno grandi occhi delimitati da una filettatura in vetro bianco o giallo (foto 12); le più recenti (VI-IV sec. a.C.) sono ad 'occhi stratificati', con l'iride incorniciata da vari strati di vetro (foto 13-14). Per l'insistenza nella rappresentazione dell'occhio, a cui si riconosce un valore protettivo, sono intepretate come amuleti.

Dall'VIII secolo a.C. caratteristiche sono le perle lunghe e cilindriche, realizzate in vetro scuro (marrone, blu o verde) con la modellazione su barra, decorate con filamenti in vetro colorato, rinvenute in Grecia e in Italia.
Da notare anche le grandi perle sferiche montate su spilloni in bronzo (foto 15-16) e i rivestimenti 'a sanguisuga' su fibule in bronzo (foto 17-18), sempre con una decorazione costituita da linee a zig-zag o ondulate. Analoga decorazione presentano anche alcuni braccialetti (foto 19) .
I materiali rinvenuti in contesti di scavo sicuri, appartengono a tombe etrusche o italiche datate all'VIII-VII secolo a.C.

L'area etrusca dell'Italia centrale e campana ha restituito un centinaio di vasetti in vetro monocromo blu o marrone-ambra, modellati su nucleo friabile o su barra, caratterizzati da protuberanze applicate o pinzate (foto 20), che non trovano confronti nell'ambito delle contemporanee produzioni di vasellame vitreo nel bacino del Mediterraneo. Le forme sono sempre chiuse: oinochoai (brocche con un'ansa e bocca con orlo trilobato), alabastra, pisside e aryballoi piriformi.

La loro datazione va dalla metà del VII alla metà del VI secolo a.C.
La composizione dei corrredi funerari in cui sono stati trovati rivela in genere una forte presenza di oggetti di prestigio ed esotici realizzati in materiali preziosi, qualificanti i titolari come membri della più alta aristocrazia.

La decorazione a pinzature è presente anche in alcune perle che rivestono delle fibule, diffuse in Slovenia, in Croazia e ad Este ritenute, in base al confronto con i vasetti etruschi, della stessa epoca.
Una produzione caratteristica dell'area alpino-adriatica è quella delle cosiddette Halstatte-Tassen, coppe di piccole dimensioni, lisce o costolate, talora ansate, generalmente in vetro monocromo di colore giallastro, verde-marrone o trasparente, per lo più con decorazioni a festoni, scoperte in Slovenia (Santa Maria in Tolmino e nel cumulo di Crnolica a Rofnik), in Austria (Halstatt) e a Trieste, databili alla fine del VI e nel corso del V sec. a.C.
Tecnicamente questi esemplari alto-adriatici sono stati realizzati a matrice, con ritocchi manuali.

Documentata sporadicamente presso gli Etruschi è la produzione di bracciali in vetro; è con la cultura dei Celti (metà III-I secolo a.C.) che questi diventano tra i gioielli più apprezzati dal mondo femminile. Indossati normalmente all'avambraccio, sono realizzati in vetro multicolore. Presentano decorazioni ottenute con l'utilizzo di vetro dello stesso colore (foto 21) o con filamenti diversamente colorati (foto 22).

La produzione 'mediterranea': balsamari e pendenti

Due produzioni ampiamente diffuse nell'ambito del Mediterraneo sono quelle dei vasetti cosidetti 'mediterranei' e dei pendenti configurati.
I vasetti 'mediterranei', destinati principalmente a contenere oli, unguenti e cosmetici, documentano forme che si ispirano spesso a tipologie vascolari greche. Modellati su nucleo friabile sono datati in generale tra il VI sec. a.C. e gli inizi del I sec. d.C. e suddivisi, su base cronologica, in tre gruppi.
Ogni periodo è distinto da un nuovo repertorio di forme, di tipi di anse, di decorazioni, di combinazioni di colori. La mancanza di rinvenimenti archeologici inerenti a industrie vetrarie non permette di risolvere il problema della localizzazione del centro o dei centri di produzione e tutte le ipotesi proposte, pur nell'ambito di una comune tradizione, fanno riferimento soprattutto all'alta percentuale di rinvenimenti in alcune aree e alla forme vascolari a cui ispirano.

Gruppo Mediterraneo 1

Il più ampio ed omogeneo dei tre gruppi è il cosiddetto Gruppo Mediterraneo 1, datato dalla metà del VI agli inizi/prima metà IV sec. a.C.
I vasetti, le cui forme si ispirano in particolare a forme vascolari greche come l'alabastron, l'amphoriskos, l'aryballos e l'oinochoe, sono realizzati principalmente in vetro scuro (normalmente blu, meno frequentemente marrone-rossiccio) con decorazione chiara (giallo, bianco, o turchese) (foto 23) o in vetro chiaro (bianco) con decorazione scura (color vinaccia) (foto 24) costituita da linee a spirale, o a zig-zag, o a fasce piumate (foto 25).

Per quanto riguarda l'origine di tale gruppo, l'ipotesi più probabile è che questa industria si sia sviluppata in particolare nell'isola di Rodi a seguito di uno spostamento di artigiani vicino-orientali perché la loro realizzazione si inserisce nel solco di una tradizione vetraria le cui origini risalgono con sicurezza a tale area.

La constatazione dell'ampia diffusione di questi tipi nel mondo greco ed egeo e la presenza dell'elemento greco nel mondo siro-palestinese, a partire dalla fine del VI sec. a.C. (foto 26), sembrano confermare che questi vetri dovrebbero essere ascritti ad una produzione 'greco-orientale', piuttosto che ad una 'fenicia' come spesso si è ritenuto. A questo proposito è di un certo interesse notare che i rinvenimenti sono documentati in aree del Mediterraneo e del Mar Nero interessate dal commercio greco e che i corredi di appartenenza noti rivelano, nella maggioranza dei casi, la presenza di ceramica greca, in particolare attica.

Verso la fine del V-inizi IV sec. a.C. si assiste alla scomparsa dei vasetti del Gruppo Mediterraneo 1. Il motivo di tale interruzione non è noto, ma diverse possono esserne state le cause: probabilmente uno dei motivi deve essere ricercato nella decadenza delle tre principali città dell'isola di Rodi (Camiro, Ialisos e Lindos) alla fine del V secolo a.C.

I pendenti configurati

Un'ulteriore classe di materiali vitrei che ha avuto un'ampia diffusione nel bacino del Mediterraneo è quella dei pendenti configurati, lavorati con la modellazione su barra.

I pendenti individuati sono: maschere demoniache (foto 27), testine maschili con i tratti del volto negroidi, testine maschili con capelli e barba lisci, talvolta con un torciglione, testine maschili con lunghi riccioli sul capo e barba liscia o a solchi verticali, testine maschili con capelli e barba a riccioli (foto 28), testine femminili con capelli a riccioli o con una fascia a torciglione (foto 29), pendenti zoomorfi (colomba, cane, gallo e testa di ariete) e varie (perle con volti, grappoli di uva, campanelli, falli). Colpisce in particolare la varietà delle realizzazioni e l'uso della policromia per vivacizzare e rendere maggiormente espressiva l'iconografia documentata.

L'arco cronologico dei pendenti e i luoghi di produzione, evidenziati ancora una volta dalla concentrazione dei rinvenimenti e non dall'attestazione sicura di fornaci, sono diversi a seconda delle tipologie. Anche se le datazioni dei vari gruppi potranno con il progredire delle ricerche subire alcune modificazioni, si può notare che i pendenti più antichi, datati dall'VIII al VII sec. a.C. dovevano essere prodotti in Egitto; gli esemplari del VII-VI/V sec. a.C. in Fenicia e Cipro con possibilità di ripresa di modelli a Cartagine; mentre per le classi datate dalla metà del IV al II sec. a.C. sembra predominante il ruolo di Cartagine; in età ellenistica si assiste anche a una produzione localizzata a Rodi, Cipro e in Egitto. I dati ricavati concorrono a riconoscere in questa produzione vitrea un contributo originale dei Fenici.

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Musei

  • Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche, Milano, Italia
  • Corning Museum of Glass, New York
  • Diageo Glass Collection, S. Vittoria d'Alba, Cuneo, Italia
  • Museo Archeologico Nazionale, Ferrara, Italia
  • Museo Archeologico Regionale 'A. Salinas', Palermo, Italia
  • Museo Archeologico Regionale 'P. Orsi', Siracusa, Italia
  • Museo Archeologico Regionale di Camarina, Ragusa, Italia
  • Museo Civico Archeologico, Bologna, Italia
  • Museu d'Arqueologia de Catalunya, Barcelona