Il vetro nell'Ellenismo

testi a cura di Rosanna Mollo e Patrizia Framarin

Descrizione

La manifattura vetraria conosce un periodo di rinascita e di fiorente sviluppo in epoca ellenistica, in coincidenza con la ripresa commerciale a vasto raggio di beni di lusso e di consumo, a seguito dei cambiamenti conseguenti alla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. e al consolidamento delle potenti dinastie che definiscono la nuova configurazione politica ed economica del Mediterraneo orientale. In Egitto si afferma la dinastia Tolemaica, in Siria e in Mesopotamia i Seleucidi, in Grecia e in Macedonia gli Antigonidi.

Anche dopo la caduta dell'impero Persiano nel 330 a.C, i manufatti dell'artigianato achemenide continuano ad essere imitati negli ateliers della Grecia e della Macedonia.
Rapidamente si moltiplicano i centri di lavorazione del vetro: accanto all'area costiera siro-palestinese e a Sidone in particolare, Alessandria fondata nel 332 a.C. diventa uno dei principali centri produttivi del vetro ellenistico.

La produzione ellenistica: vasellame monocromo e policromo

Nella koiné culturale di matrice greca, la fase iniziale della produzione vetraria ellenistica affonda ancora le radici nella tradizione dell'epoca precedente (foto 1).

Nel corso del III secolo a.C. decorazioni intagliate di tipo fitomorfo sono ricorrenti sul fondo del vasellame in vetro trasparente, giallognolo o verdognolo, per lo più eleganti coppe d'uso potorio. Soltanto verso la fine del III-II secolo a.C., molto probabilmente negli atéliers alessandrini emergono le nuove tendenze stilistiche a seguito di innovazioni tecnologiche e alla riscoperta del vetro-mosaico: la caratterizzazione della produzione tipicamente ellenistica dei vetri modellati a stampo è esemplificata dagli eccezionali ritrovamenti tombali di Canosa di Puglia, il cosiddetto 'Canosa Group' (Tav. 1).

I nuovi metodi di lavorazione del vetro, come la modellazione su forma, favoriscono la produzione di vasellame da mensa di ispirazione toreutica, per lo più di forma aperta e di grandi dimensioni, morfologicamente variato: a grandi piatti, vassoi, a skiphoi (cfr. Tavola I, n. 7); a kadoi (anfore - cfr. Tavola I, n. 9) e a coppe su piede (cratere) (foto 2) sono associate coppe di forma emisferica o conica, rari esemplari di grande pregio.

Ricorrono frequentemente di forme in vetro monocromo colorato, spesso traslucido o quasi incolore (foto 3), dal profilo essenziale, polito e dalla semplice decorazione a scanalature orizzontali e, in taluni casi, di vasellame in vetro policromo 'a mosaico' nella versione a reticello (foto 4) o a motivi di stelle (foto 5) o spirali intervallate da tasselli in vetro colorato (foto 6).

Un rilievo particolare meritano le raffinate coppe della fine del III-II secolo a.C., realizzate nella tecnica del gold-glass, con motivi vegetali a foglia d'oro, di probabile produzione alessandrina (foto 7), che si rifanno a prototipi in metallo pregiato.

La diffusione commerciale e l'apertura dei mercati

La circolazione dei prodotti della vetraria ellenistica, rara e costosa, di eccezionale qualità tecnica e formale raggiunge attraverso le rotte commerciali mediterranee, l'Asia minore, la Cirenaica, la Grecia e le coste italiche.

A partire dal III-II secolo a.C. si impone anche sul mercato dell'Italia meridionale vasellame da mensa policromo e monocromo, destinato ad una ristretta élite italiota.
Manufatti orientali di carattere suntuario sono attestati in Sicilia sia in contesti funerari che abitativi tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C., come la coppa in vetro bianco di fabbrica siriana da Naxos (foto 8), dal profilo leggermente ovoidale, le coppe a vasca profonda e i piatti frammentari in vetro incolore da Morgantina, attribuiti agli atéliers di Alessandria.

Contemporanee importazioni di vetri orientali si ritrovano anche nell'Italia meridionale (Magna Grecia). Le tombe della necropoli di Canosa, l'antica Canusium nella Daunia, hanno restituito un consistente gruppo di esemplari di elevata qualità tecnica e stilistica: coppe a sandwich gold-glass a motivi floreali in foglia d'oro, eleganti skyphoi e coppe lobate a decorazione vegetale intagliata sul fondo in vetro incolore (foto 10), grandi piatti eseguiti sia in vetro-mosaico che incolore con decorazione dipinta e dorata, coppe policrome o a reticello accanto a semplici coppe emisferiche in vetro monocromo colorato.

La continuità degli scambi intrattenuti nel corso del II secolo a.C. con l'area medio-orientale e la stabilità dei circuiti commerciali spiegano la presenza di raffinati esemplari di una produzione d'élite lungo le coste dell'Adriatico centro-settentrionale.
In questo contesto si inseriscono le coppe policrome a reticello (foto 11), a mosaico con motivi spiraliformi (foto 12-13) e i grandi piatti in vetro trasparente con tracce di pittura e doratura della seconda metà del II secolo a.C da Ancona, in territorio piceno. Allo stesso orizzonte culturale appartiene una versione di coppa monocroma verde che proviene da Adria (foto 14).

Nel corso del II-I secolo a.C. i commerci marittimi raggiungono anche le coste tirreniche: dall'Etruria provengono coppe a mosaico composito e vasi in vetro policromo marmorizzato ad imitazione delle pietre dure.
Analoghe associazioni di vasellame ellenistico di eccezionale raffinatezza, appartenenti al 'Canosa Group' si riscontrano anche lungo le coste della Russia Meridionale (Olbia, Kerch) (Cfr. Tav. I, anfora in vetro incolore con ornamentazione metallica n. 9), un'importante area di approvvigionamento granario del mercato mediteraneo, in particolare ellenico.

Le produzioni tardo-ellenistiche

Alla fine del II e nel corso del I secolo a.C. l'industria vetraria ellenistica raggiunge l'apice manifatturiero. Contemporaneamente la produzione di vetro monocromo delle officine siro-palestinesi ed egiziane aumenta notevolmente e si diffonde in tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo, come attestano le scoperte di Delo e di Tell Anafa (Israele). Si tratta per lo più di coppe di forma emisferica o conica a pareti lisce o solcate da sottili scanalature orizzontali, spesso in vetro colorato (Tav. II - foto 15), con stretta dipendenza dalle forme fittili, come la coppa megarese, o metalliche come confermato dal relitto di Anticythera.

Verso la fine del II secolo a.C. compare anche la coppa costolata in vetro fuso a stampo, naturale o colorato (foto 16) che si diffonde rapidamente nell'area mediterranea e nelle province occidentali.
In questo periodo si colloca anche la produzione di originali vasetti cilindrici con coperchio (pissidi) realizzate a matrice in vetro traslucido o a reticello, ritrovate in numero considerevole a Creta e di probabile produzione locale.

I balsamari: Gruppo Mediterraneo 2

A partire dalla metà del IV secolo a.C. riprende anche la produzione di contenitori di unguenti e cosmetici inseribili nel cosiddetto Gruppo Mediterraneo 2 che presenta un nuovo repertorio di forme miniaturistiche, come lo stamnos e l'hydria (Tav. III, foto 17), e l'introduzione di nuovi modelli decorativi a fasce piumate, a festoni, a linee a zig-zag (foto 18-19-20).

La distribuzione di questi vasetti raggiunge il Mediterraneo orientale: concentrazioni di notevole entità localizzabili nelle necropoli celtiche del nord (foto 21-22-23) e del centro Italia, in Magna Grecia, in Tessaglia, in Macedonia, in Bulgaria e nell'Unione Sovietica, hanno fatto supporre la presenza di più centri produttivi distribuiti nell'area mediterranea occidentale.

Gruppo Mediterraneo 3

Dopo un periodo di stasi, a partire dalla metà del II sec. a.C., compare una nuova tipologia di contenitori porta-unguenti con l'attestazione di due forme principali, l'alabastron e l'amphoriskos, ascrivibili al 'Gruppo Mediterraneo 3' che comporta un notevole cambiamento nel repertorio formale e trova confronto nella produzione delle ceramiche e delle anfore (Tav. IV) da trasporto del tardo ellenismo.

La cromia e i motivi decorativi, sono simili a quelli del gruppo precedente; l'innovazione consiste nella realizzazione delle anse e delle basi in vetro chiaro traslucido, diverso dalla colorazione del corpo (foto 24-25).

La forte concentrazione di esemplari nelle regioni levantine in generale e, siro-palestinesi in particolare (foto 26), ha permesso di ipotizzare una localizzazione dei centri produttivi,  in tale ambito caratterizzato dalla importante produzione di coppe in vetro fuso, per lo più incolori o di colore chiaro-traslucido.

Accanto al perdurare in area alto adriatica dell'utilizzazione dei contenitori di Kohl (foto 27) di più antica tradizione, nel corso del I sec. a.C. compaiono anche gli originali alabastra a bande d'oro (foto 28) dai tappi forati con funzione di spruzzatori, diffusi nel Mediterraneo orientale e in Italia.
Ininterrotta si mantiene anche la produzione di oggetti di ornamento come i pendenti vitrei configurati (foto 29): predominante sembra il ruolo di Cartagine e fondamentale il contributo dei Fenici. Perdura anche la lavorazione di elementi particolari di tipo miniaturistico come gli intarsi di vetro mosaico (foto 30), le placchette a motivi floreali o specializzati come le perle (foto 31) e i bracciali, sia in Oriente che in Occidente (Rodi, Meare in Gran Bretagna, Nimrud in Iraq e Manching in Germania).

Sino alla fine del I secolo a.C. la produzione di oggetti in vetro rimase sostanzialmente limitata all'area medio-orientale: una vera innovazione tecnologica nella lavorazione del vetro sarà apportata, soltanto intorno alla metà del I secolo a.C. in ambiente siro-palestinese, con l'introduzione della soffiatura, un sistema che permetterà la diffusione su vasta scala degli oggetti in vetro per la rapidità di esecuzione.

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Musei

  • Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche, Milano, Italia
  • Corning Museum of Glass, New York
  • Museo Archeologico di Giardini Naxos, Messina, Italia
  • Museo Archeologico Nazionale delle Marche, Ancona, Italia
  • Museo Archeologico Nazionale di Adria, Rovigo, Italia
  • Museo Archeologico Nazionale, Adria, Italia
  • Museo Archeologico Nazionale, Napoli, Italia
  • Museo Archeologico Regionale di Gela, Caltanisetta, Italia
  • Museo Civico Archeologico, Bologna, Italia
  • Museu d'Arqueologia de Catalunya, Barcelona