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FIBRE DI VETRO |
testi a cura di Mario Moretti |
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Il vetro fuso si presta ad esser facilmente stirato in filamenti continui o in fibre corte (fiocco o lana di vetro): questo era noto fin dalla sua invenzione. Nonostante ciò, la produzione di fibre di vetro è la sola che non ha origini artigianali. Il motivo è molto semplice se si tiene conto che, nella trasformazione di un chilogrammo di vetro in fibre del diametro di un micrometro, si ottengono più di 4.000 Km di filo di vetro. Per produrre queste fibre caratterizzate da resistenza alla trazione, elasticità, stabilità dimensionale e resistenza alla corrosione o, viceversa, solubili, si parte da vetri con particolari caratteristiche chimico-fisiche. I più usati sono: - Il vetro E (alluminoborosilicato di calcio), usato per la fibra continua, per le sue proprietà dielettriche e l'elevata resistenza chimica. - Il vetro C (borosilicato di sodio e calcio), usato per l'isolamento, solubile in particolari condizioni e quindi non tossico. La miscela vetrificabile viene fusa ad alta temperatura (circa 1400°C ), resa omogenea e successivamente affinata finchè tutte le bolle d'aria e le impurità sono completamente eliminate. Per ottenere una maggiore omogeneità ed affinaggio, il fuso viene trasformato in piccole bilie e poi rifuso; qualunque impurità produrrebbe infatti la rottura delle fibre e l'arresto della produzione. Questo vetro in fusione viene infine stirato a grande velocità per trasformarsi in filamenti continui o in fibre corte. |
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